Sharenting : I figli in vetrina

Ogni giorno nella nostra quotidianità appaiono sempre più neologismi, uno di questi è Sharenting.
La parola è nata nell’ambito dei social media ed è l’unione dei termini “sharing” (condivisione) e “parenting” (genitorialità), volendo indicare la condivisione sui social media di immagini dei propri figli impegnati in qualsiasi operazione più o meno quotidiana.
L’attività, non solo quotidiana ma anche e soprattutto compulsiva, è quella di condividere le foto dei propri bambini, dai progressi periodici ai momenti buffi, simpatici o teneri sui principali Social Network.
E’ un fenomeno così talmente diffuso, tale da doverne coniare un termine ad hoc.
Lo sharenting, badate bene , nasconde delle insidie.
Il problema dell’ostentazione compulsiva non è solo una malsana attività routinaria, bensì espone anche il minore a dei pericoli, nel breve e lungo periodo.
La condivisione di momenti soprattutto privati è diventato, oltre che una dipendenza, anche e non solo ricerca di visibilità e voglia di apparire al fine di essere accettati nella società, in un’altra dimensione che è quella virtuale.
Per altri invece è un semplice gesto, quasi ludico, entrambe le attività celano delle ripercussioni non indifferenti.
I pericoli che la condivisione porta con sè sono i seguenti.
Problema principale è la Privacy: tramite la condivisione di varie foto si mette in campo un vero e proprio archivio storico digitale spesso in modalità pubblica alla mercé di chiunque.
Si rammenta che quando viene condivisa una foto di un minore si mette in atto una violazione della privacy, dato che il soggetto ritratto – il minore – essendo sprovvisto della capacità d’agire, non è in grado di potersi difendere o accettare ciò di quanto stia accadendo.
Violando il diritto di privacy si rende lesa la loro individualità.
I bimbi crescendo si trovano a dover fare i conti con una serie di contenuti che li riguardano inconsapevolmente.
Una volta divenuti adolescenti faranno riferimento ad aspetti legati all’accettazione dei pari, come la paura di essere valutati negativamente, ricevere commenti negativi fino ad essere vittima di bullismo o cyberbullismo.
Un’attività con un uso così disfunzionale non può che avere degli effetti deleteri.
Altra problematica importante è la sicurezza del minore.
La condivisione sul web di una foto, si sa, può diventare virale sfuggendo al controllo dei genitori.
Spesso infatti le foto di minori diventano materiale pedopornografico.
Questo è uno tra i rischi maggiori e pericolosi nel quale ritrovarsi.
Sul web vengono riversate una miriade di foto di minori così da agevolare la ricerca dei pedofili in un solo click.
Inoltre si rammenta che le fotografie digitali contengono i c.d. i cosiddetti metadati, cioè una serie di dati, che consentono di risalire a importanti informazioni, tra le quali ad esempio le coordinate GPS di longitudine e latitudine di scatto, che consentono di geolocalizzare il soggetto in un luogo specifico.
Il fenomeno dello sharenting sta provocando degli effetti psicologici negativi ed apportando delle conseguenze giuridiche rilevanti.
Vedasi come nel diritto di famiglia in caso di separazione o divorzio la produzione di prove informatiche può essere importante e fondamentale per la controparte al fine di rilevare le condotte del genitore per l’affidamento del bambino.
Come soluzioni per arginare i pericoli della rete possono essere molteplici.
Ai genitori, si chiede di mettere in pratica la moderazione ed il buon senso imparando ad usare consapevolmente la nuova tecnologia, trovando un giusto compromesso.
Ad esempio:
• conoscere meglio le politiche sulla privacy dei siti in cui condividono le informazioni,
• impostare le notifiche per avvisarli quando il tag recante il nome del loro bambino appare nei motori di ricerca,
• evitare di condividere la posizione geografica,
• evitare di condividere informazioni e dati sensibili.
I social media hanno invaso così tanto la nostra vita al punto che nessuno riflette più di tanto sulle conseguenze della condivisione di una foto, ovvero di un gesto immediato e a prima vista innocuo.

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